Nell’indagine giornalistica Crossfire sul caso Rocchelli, la cartografia ha avuto un ruolo importante. Tre giornalisti, Cristiano Tinazzi, Danilo Elia e Olga Tokariuk, insieme al videomaker Ruben Lagattolla, hanno condotto un’inchiesta sulla morte dei colleghi Andrei Mironov e Andrea Rocchelli (Sloviansk, Ucraina, 24 maggio 2014). Il documentario ha riguardato anche il caso giudiziario del soldato della Guardia Nazionale Ucraina Vitaliy Markiv, condannato nel 2019 in primo grado a 24 anni di carcere. Assolto poi in appello a novembre del 2020 per non aver commesso il fatto. Gli inquirenti italiani non hanno mai condotto alcun sopralluogo.
La cartografia sul campo
L’indagine giornalistica Crossfire è frutto di più di un anno sul campo, a Sloviansk, per raccogliere dati e informazioni da sottoporre ad analisi approfondite e comparazioni.
Uno degli obiettivi era chiarire quali dei punti citati nel processo fossero visibili dal soldato Vitaly Markiv.
Tra questi, tre i più importanti: il viale, il fossato – rifugio dei giornalisti poi bombardato con mortai – e la strada, via di fuga del reporter francese William Roguelon, unico superstite.
Nell’immagine che segue: cerchiato in rosso il punto di osservazione, in blu il fossato, evidenziati in giallo il viale e la strada.

Indagine Crossfire: gli strumenti
In sintesi, l’accusa ha sostenuto che il soldato avesse sparato in modo consapevole, mirando per uccidere proprio i giornalisti. Il che presupponeva che Markiv fosse stato lì, e in grado di vedere le persone, “identificare” i giornalisti, mirare e uccidere.
Ecco perché è stato così importante lo studio sulla visibilità dalla collina: se ci sono ostacoli altimetrici fra due punti questi non sono visibili fra loro.
Per le rilevazioni ci si è serviti di un drone con macchina fotografica, per il rilievo fotogrammetrico dell’area in esame, e di un modello digitale del terreno (DTM), rielaborato con un software speciale (DSM).

Digital Surface Model (DSM)
Il DSM è un modello che incorpora le altimetrie del terreno, compresi i volumi degli edifici e della vegetazione. Uno strumento indispensabile per chiarire nell’indagine giornalistica i punti visibili, al lordo di ostacoli vari (muri, vegetazione, ecc).
Qui sotto c’è un’applicazione: le superfici visibili dall’omino (Viewer Offset) sono colorati in arancione, il resto, senza colore, non è visibile.

Crossfire: una simulazione
Per il documentario Crossfire i rilievi si sono svolti in autunno, stagione nella quale la vegetazione spoglia, o poco voluminosa, aumenta la visibilità.
L’analisi delle immagini dello scontro a fuoco ha permesso di individuare i possibili ostacoli alla vista: la vegetazione era molto fitta e c’era un treno a protezione del viale, all’altezza del passaggio a livello.

Il treno (evidenziato a sinistra in giallo) ostacolava di sicuro la vista al soldato Markiv dalla sua posizione. Ma per verificarlo si è ricorsi a una simulazione: un osservatore ha occupato lo spazio delimitato cerchiato in rosso nella prima immagine e un sofware GIS ha identificato tutti i punti visibili dall’osservatore.
L’esito dell’incrocio di questi dati ha dimostrato che l’unico punto visibile si trovava a più 2.000 metri dalla postazione del soldato.
Nell’indagine Crossfire la cartografia ha avuto un ruolo importante perché ha dimostrato come Markiv non avesse alcuna visualizzazione né dell’interno del fossato, né del viale adiacente. Markiv è stato assolto in secondo grado il 3 novembre 2020.
Il montaggio del documentario, a causa del Covid, e a causa di alcuni tentativi legali (falliti) di bloccarne l’uscita, ha subito un rallentamento e le ultime interviste sono state fatte a marzo di quest’anno.
Il film dovrebbe essere disponibile da giugno 2021.