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Spillover. L’evoluzione delle pandemie · David Quammen · Adelphi

#incipit

“La parola virus ha una storia assai più lunga degli studi sull’entità che oggi chiamiamo in questo modo. Discende dal latino virus, che tra i vari significati ha melma, fetore, veleno, ma può capitare di trovarlo tradotto con umore animale velenoso. Col significato di agente che causa una malattia infettiva fu usato per la prima volta, in inglese, già nel 1728”.

Forse non si ha più voglia di leggere di virus e molti di voi vorrebbero leggere altro. Questo libro però è diverso e se continuate nella lettura capirete perché.
Spillover è a metà tra un saggio e un romanzo: al suo interno si trovano nozioni di biologia che lo stesso autore definisce complicate, ma si trovano soprattutto le storie dei ricercatori che hanno contribuito alla scoperta dei virus, chi andando sul campo a prelevare campioni infetti, chi analizzandoli in laboratorio.

Scritto da David Quammen nel 2012, il titolo originale è Spillover. Animal Infections and the next Human Pandemic. Il titolo già la dice lunga. Per scriverlo l’autore ha impiegato 6 anni, seguendo come un vero reporter gli scienziati nel loro lavoro nelle foreste del Congo, nei mercati cinesi, in Australia. Narra le storie di chi è sopravvissuto ai virus pur ammalandosi; storie di biologi infettati in laboratorio, persone comuni ammalate e poi guarite.

Leggendo questo libro possiamo ripercorrere la storia dei virus conosciuti nel mondo fino a oggi: virus che spariscono per anni e sembrano estinti, ma che poi riappaiono molti anni dopo, in altri luoghi.

Trattano, queste pagine, del virus Hendra, che sbarcò nel 1994 in Australia, decimando i cavalli. Poi Ebola, Malaria, Aids, malattia di Lyme, Psittacosi e molte altre malattie prima di arrivare alla tristemente nota Sars-Cov-1, il diretto parente dell’attuale Covid-19. Ci vuole molto tempo e fatica per individuare l’ospite serbatoio dei virus. Cercare un vaccino o una cura possibile ne richiede altrettanto: la scienza si trova spesso impreparata di fronte a nuove malattie emergenti. Si parla anche delle possibili cause di diffusione, tra le quali spiccano deforestazione e allevamenti intensivi. Gli scienziati stessi, nel racconto dell’autore, hanno opinioni diverse, procedono per tentativi prima di arrivare a una soluzione condivisa.

“La ricerca scientifica è un processo che si dipana nei laboratori e sul campo, ma è anche un dialogo continuo condotto sulle pagine delle riviste scientifiche. Far parte di questo cenacolo è particolarmente importante, anche nell’era della posta elettronica, soprattutto per chi è fisicamente distante dalla maggioranza dei suoi collleghi”.

E poi le varianti: Ebola ne ha avute parecchie, in diversi stati africani, in anni differenti. “Ciò che si conosce oggi di questo virus è solo la punta dell’iceberg. Gli abitanti dei villaggi colpiti, i sopravvissuti, coloro che piangevano un congiunto, i fortunati ma spaventati, non toccati dal virus, vedevano il fenomeno sotto altre angolazioni, una delle quali comportava la presenza degli spiriti maligni”.

Si parla dei giovani ricercatori contagiati, delle loro storie, di chi ce l’ha fatta e di chi no, di chi combatte tutti i giorni una guerra silenziosa per il bene dell’umanità.

“Alain Onze era un congolese alto, magro e timido, che aveva studiato a Cuba e parlava perfettamente spagnolo… il suo compito principale era raccogliere le segnalazioni di tutte le morti sospette di gorilla o scimpanzè nel paese, recarsi in loco il più velocemente possibile, prelevare campioni di tessuto e verificare la presenza di Ebola. Mi raccontò nel dettaglio le procedure, che consistevano nel maneggiare una carogna spesso putrefatta con il sospetto che fosse piena zeppa di virus. Era un terno al lotto, perché capitava che la carcassa fosse piena di gas ed esplodesse. C’erano poi gli insetti necrofori che coprivano tutto… gli chiesi se non avesse paura, perché lo faceva, perché quel lavoro gli piaceva… Si fece serio: Perchè mi permette di applicare quello che ho imparato, di continuare a imparare e magari di salvare qualche vita”.

Questo libro è stato scritto la prima volta nel 2012. Già allora gli scienziati sapevano, si stavano preparando per il prossimo Big One. È arrivato a fine 2019, in Cina.

Leggere Spillover è come leggere un giallo in cui i ricercatori giocano il ruolo della polizia, i virus sono i ricercati e gli scienziati i detective. Leggere Spillover è farsi un viaggio sconvolgente in giro per il mondo, nei posti più reconditi della terra, al termine del quale ci scopriamo più consapevoli, ma anche più sospettosi rispetto alle banali, ma non così innocue, zanzare del nostro continente.


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